Francesco Jovine 1902 – 1950
La biografia, anche per la sua breve vita, non ha esteriormente situazioni eclatanti o drammatiche. La nascita a Guardialfiera in provincia di Campobasso, da una famiglia contadina che pure aveva in casa, per i tempi ed il ceto sociale, una discreta biblioteca. Trascorse l’infanzia accanto al padre, fortemente legato alle tradizioni popolari, che gli trasmise un profondo amore per la sua terra d’origine e che sarà l’elemento fondante della sua narrativa.
Contrappose, in modo attualissimo, i valori atavici e incontaminati della vita contadina meridionale a quelli decadenti della borghesia cittadina. Fu convinto sostenitore del realismo narrativo, inteso come riconquista della realtà per interpretala in senso storico e poetico. Il Molise e il suo paese d’origine sono sempre al centro dei suoi lavori, raccontati con grande nostalgia e quasi mitizzati.
Nel 1941 scrive una serie di articoli che vennero poi raccolti in un volume postumo dal titolo “Viaggio in Molise”. In questi scritti prevalgono gli aspetti più emozionanti e intimi legati alle radici della cultura molisana. “Signora Ava”, un affresco storico sul Molise, fu il romanzo che lo lanciò definitivamente come narratore. Ambientato nel periodo del crollo del Regno Borbonico e narrato attraverso le vicende del piccolo paese di Guardialfiera, il romanzo fa riferimento ad una antica canzone che ricorda i tempi della signora Ava come simbolo di un tempo perduto. Questo lavoro testimonia l’impegno morale e civile di Jovine per quella massa di uomini e donne vittime della storia, per i quali non cambierà mai nulla al cambiare delle situazioni politiche.
Il suo romanzo più famoso, “Le terre del Sacramento” narra di uomini inevitabilmente sconfitti, il suo linguaggio è essenziale ed asciutto come la terra e le persone che la abitano. Uscito pochi giorni dopo la sua morte, avvenuta improvvisamente a soli 48 anni, fu riconosciuto dalla critica che gli assegnò il prestigioso premio Viareggio del 1950.