I Sanniti Pentri: la sconosciuta storia d’Italia
L’Alto Molise è come una ricca biblioteca, ogni montagna è un libro da leggere per scoprire la verità sull’Italia e sui popoli che le hanno dato il nome. Ogni foresta, ogni pietra, ogni luogo narra di storie di uomini antichi e valorosi cancellati da Roma. Apprestatevi a conoscere l’epopea di un popolo a cui la Storia ha fatto un torto mai sanato: I Sanniti Pentri.
“Sequitur Regio Quarta, gentium vel fortissimarum Italiae”, non aveva dubbi lo scrittore latino Plinio il Vecchio: la Quarta Regione, nome con cui veniva designato il Sannio e i suoi abitanti, è il popolo più valoroso d’Italia. Ai Sanniti Roma deve tutto: i giochi gladiatori, trasformati in spettacoli sanguinosi e cruenti; l’armatura e l’elmo chiomato; Mamerte, dio della forza vitale, trasformato in Marte , dio della guerra; l’organizzazione della migliore gioventù che fu trasformata nella Juventus romanae, addestrata e formata solo ai fini della guerra e tanto altro. Roma ha conquistato il mondo grazie al valore, al coraggio e alla lealtà delle tribù sannite. Ma i Sanniti Pentri, che distavano solo pochi giorni di marcia da Roma, le diedero del filo da torcere più che i feroci Galli o di tutta l’Asia Minore.
Non si arresero alla slealtà e alla prepotenza di Roma e rinunciarono alla vita pur di non rinunciare alla libertà. I Pentri erano guerrieri magnifici e indomiti, un popolo con un alto grado di civiltà e di organizzazione socio-politica; inizialmente dediti alla pastorizia, questa popolazione viveva in insediamenti sparsi, organizzati in tribù federate in una Lega. Fu durante le Guerre sociali per l’indipendenza da Roma che furono coniate, dalle tribù alleate, le monete in cui appare per la prima volta il nome “Italia” insieme ad una testa laureata personificazione della Nazione per la prima volta politicamente proclamata. Si tratta della prima testimonianza epigrafica dell’uso del nome della nostra Nazione derivato dall’equivalente termine osco Viteliù, termine con cui venivano designati i figli del toro. Tutto della loro cultura rimanda alla cultura ellenica: dalla migrazione al seguito di un animale totemico per la fondazione di una nuova città alla scrittura, dallo scenografico complesso architettonico del santuario dei Pentri di Pietrabbondante al bouleterion, costruzione impropriamente denominata teatro, dove il consiglio dei capi si riuniva sedendo su sedili anatomici, unici ed ancora perfettamente conservati.
Passeggiando sul massiccio del Matese possiamo ancora imbatterci in resti di antiche mura megalitiche di città fortificate risalenti al XI – VII a.C. edificate in maniera tale da essere reciprocamente visibili in uno straordinario ed efficiente sistema difensivo strategico posto sui percorsi dei tratturi, antiche vie di transumanza ancora oggi percorse da mandrie e greggi. Le cinte murarie, realizzate con enormi massi calcarei sovrapposti, conservano ancora tratti murari imponenti e suggestivi, occupano vastissime aree da cui si può godere di una vista straordinaria ed amplissima di quasi tutta la regione. Con la caduta dell’Impero romano, i discendenti dei pochi scampati all’eccidio, tornarono su quelle alture dove avevano vissuto i loro progenitori e costruirono nuove mura e castelli. Fu così che l’esteso territorio occupato dai sanniti Pentri sin dal XI sec a. C. costituì nel 1142 La Contea del Molise.
Con queste premesse il viaggio diventa un’immersione, un’esperienza mai vissuta prima, dove racconteremo attraverso le testimonianze storiche la vita del Popolo Sannita per farvi scoprire saperi, sapori, personaggi, bellezze artistiche, paesaggistiche ed umane impossibili da dimenticare.