San Vincenzo al Volturno

10 Maggio 1832, un contadino di San Vincenzo sta lavorando la sua terra vicino al fiume Volturno, l’aratro di legno di quercia avanza con fatica tra le zolle. All’improvviso la terra si apre sotto il vomere di ferro e agli occhi stupiti del contadino appare un ambiente sotterraneo completamente affrescato. Fu scoperto così uno dei più importanti ed affascinanti cicli pittorici dell’Alto medioevo: la cripta di Epifanio, abate dall’824 al 842 di uno dei più grandi complessi monastici europei. Il sito è diventato un’enorme laboratorio di ricerche per capire la vita dell’Alto medioevo: è la storia dei Longobardi nell’Italia meridionale, della nascita dell’Europa di Carlo Magno, è la storia di un sito stupefacente per monumentalità ed estensione, luogo dove i ruderi non sono muti testimoni, ma segni di una vita che ha creato l’Europa.

Nel IV sec. A.C., secondo un’antica leggenda, una parte del popolo dei Sabini, spinto da una carestia, fondò, in questo sito, una città; lasciando l’odierno Lazio per cercare nuove terre guidati da un toro sacro che, giunto alle sorgenti del fiume Volturno, si fermò su una collina. Quelle genti verranno chiamate Sanniti e quella terra Sannio. Dopo circa cinque secoli, sotto il comando del dittatore Silla, le legioni romane domarono questo popolo di valorosi e temutissimi guerrieri, cancellando ogni traccia della loro stirpe, attuando una damnatio memoriae che persiste ancora oggi. Nel I sec. D.C. sulle rovine di quella città sorse una villa rurale romana che fu abbandonata alla fine dell’Impero. Si racconta che in quel luogo ormai desolato, il primo imperatore cristiano Costantino il Grande fece erigere la prima basilica dedicata a San Vincenzo in seguito ad un sogno. Dopo tre secoli tre nobili beneventani fondarono il primo nucleo di quello che sarebbe diventato il più ricco ed esteso complesso monastico benedettino dell’Alto Medioevo.

Al monastero di San Vincenzo, l’imperatore Carlo Magno donò terre ed immensi privilegi, la città monastica diventerà così riferimento di straordinaria importanza per tutto il sistema politico, civile e religioso dell’epoca. In quel tempo si costruì la nuova Basilica, ispirata ai modelli dell’architettura romana imperiale: una chiesa grandiosa a tre navate con colonne di granito egiziano rosa e grigio, materiale di spoglio di antichi edifici romani della città di Capua. Oggi, con l’assenza delle parti strutturali verticali, possiamo quasi immaginare di trovarci in un operoso cantiere medioevale, assistendo alla posa delle basi delle colonne. Spostandoci nell’area residenziale del monastero è possibile passeggiare nel grande refettorio lungo 40 m., capace di ospitare 400 monaci. E’ l’unico luogo al mondo dove è possibile camminare su un pavimento altomedioevale intatto e dove possiamo ammirare, inglobato nel monastero, un originale peristilio romano riservato agli ospiti di rango. Sotto la guida dell’abate Epifanio, la città monastica doveva apparire come una Gerusalemme celeste nella desolazione economica e sociale del mondo medioevale: c’erano laboratori di erboristi farmacisti, di mastri vetrai che rifondevano vetri romani su intelaiature di piombo, di falegnami; si lavorava l’argento, l’avorio e il bronzo, nella grande biblioteca gli amanuensi copiavano testi antichi ed eseguivano miniature; si pescava, si lavorava nei campi e si pregava molto.

In quel tempo furono edificate altre chiese ed Epifanio fece costruire la sua cripta, oggi unico ambiente intatto e completamente affrescato di tutto il sito. Rarissimo esempio medioevale in Europa, la cripta presenta immagini dalla potenza espressiva impareggiabile in stile bizantino e longobardo: Angeli dell’Apocalisse vestiti da guardie imperiali di Bisanzio, Martiri, Santi, episodi della vita della Vergine, Epifanio ai piedi della Croce; su tutti campeggia la figura di Maria in trono. Questo luogo, che ha esercitato un richiamo profondo per la Storia, ha ancora oggi un cuore pulsante, grazie ad una comunità monastica a cui si deve la ripresa della vita di San Vincenzo nel segno della spiritualità benedettina. Il sito, che non ha eguali in Europa per ricchezza ed estensione, mostra un lontanissimo passato che torna a mostrarsi all’uomo moderno carico di informazioni ed emozioni, che parla del nostro passato e di un’Italia ed un’Europa che hanno radici anche qui.

Con queste premesse il viaggio diventa un’immersione, un’esperienza mai vissuta prima, dove scoprire e incontrare saperi, sapori, storie, personaggi, bellezze artistiche, paesaggistiche ed umane impossibili da dimenticare.