Vincenzo Cuoco 1770 – 1823

Scrittore, giurista, politico, storico ed economista italiano, nacque a Civitacampomarano in provincia di Campobasso da una famiglia borghese. Viene riconosciuto come colui che pìù di ogni altro seppe elaborare quella cultura politica italiana dalla quale hanno attinto tutte le grandi figure del Risorgimento italiano. La critica storiografica della seconda metà del XX sec. ha dipinto il molisano come il più genuino rappresentante della cultura moderata, soprattutto per quello che riguarda il coincidere dell’educazione popolare con la formazione politica del popolo italiano. Tutte le sue opere, oltre che essere storiche, hanno fini di ordine pratico e sociale. La sua teoria sull’educazione è quanto mai reale, concreta ed attuale.

Nel 1804 fondò il Giornale italiano e ricoprì importanti incarichi a Napoli, qualche anno più tardi presentò un rapporto al re Murat per l’organizzazione della Pubblica Istruzione. Nel 1806 la scuola pubblica era praticamente scomparsa nel Meridione. In una società dominata dai privilegi della nobiltà e del clero, dall’inefficienza delle Amministrazioni locali, dall’arretratezza e dalla profonda ignoranza delle classi contadine, Cuoco aveva rilevato la necessità di un progetto politico-educativo all’interno del quale il problema dell’educazione popolare e dell’Istruzione pubblica poteva rappresentare il motore dello sviluppo economico e sociale del Regno.

Fu uno dei protagonisti della Rivoluzione napoletana del 1799 e, per questo motivo, al ritorno dei Borbone, fu condannato alla confisca dei beni, a qualche mese di prigionia e 20 anni di esilio in Savoia Durante l’esilio iniziò a scrivere il “Saggio storico sulla rivoluzione napoletana del 1799”, la sua opera più nota. Appassionato e profondo conoscitore della realtà meridionale, in questo saggio attribuisce il fallimento dell’azione rivoluzionaria all’errata applicazione dei modelli giacobini alla realtà sociale del regno meridionale, totalmente diversa da quella francese. Scrisse numerose opere rimaste incompiute, tranne quella in cu, inserendosi nella polemica del primato deli Italiani tanto cara al Gioberti, celebra l’antica Italia come luogo mitico di saggezza, rivendicando la supremazia dell’Italia sulla Francia. Tra i molteplici interessi del giovane molisano, ebbero un ruolo particolare lo studio della storia e della cultura delle antiche popolazioni italiche ed è proprio qui che possiamo trovare, nella sua attenzione per le realtà particolari, i germi del Romanticismo del nuovo secolo.